La ghiandola tiroidea si trova nella parte anteriore del collo, appena sotto la cartilagine che forma “pomo d’Adamo”. Ha la forma di una farfalla. I Tireociti (o cellule follicolari) che formano la ghiandola producono principalmente 2 ormoni: Triiodotironina (T3), Tironina (T4). Questi ormoni hanno importanti funzioni nel regolare il metabolismo, la temperatura corporea, la frequenza cardiaca e lo sviluppo fisico e mentale.
Alterazioni della funzione tiroidea
Le alterazioni della funzione tiroidea sono dei disturbi che riguardano la produzione degli ormoni tiroidei e della calcitonina.
Le alterazioni della funzione tiroidea possono dividersi essenzialmente di due principali tipi:
- Ipertiroidismo: si verifica quando la tiroide produce troppi ormoni tiroidei, causando una condizione di iperattività metabolica. I sintomi più comuni sono nervosismo, ansia, perdita di peso, battito cardiaco rapido o irregolare, sudorazione eccessiva, intolleranza al caldo, tremori e occhi sporgenti. Le cause più frequenti sono il morbo di Basedow-Graves, una malattia autoimmune che stimola eccessivamente la tiroide, e i noduli tiroidei tossici, che secernono autonomamente ormoni tiroidei.
- Ipotiroidismo: si verifica quando la tiroide produce troppo pochi ormoni tiroidei, causando una condizione di ipoattività metabolica. I sintomi più comuni sono stanchezza, aumento di peso, pelle secca, depressione, intolleranza al freddo, rallentamento del battito cardiaco, costipazione e gonfiore del viso. Se non curato l’ipotiroidismo può essere la causa di seri problemi come obesità, dolori articolari, infertilità e malattie cardiache. Le cause più frequenti sono la tiroidite di Hashimoto, una malattia autoimmune che distrugge le cellule della tiroide, e la carenza di iodio, un elemento essenziale per la sintesi degli ormoni tiroidei.
Cosa sono le tiroiditi?
Le infiammazioni della tiroide, chiamate anche tiroiditi, sono dei processi patologici che interessano la ghiandola tiroidea.
Le cause delle tiroiditi possono essere diverse, tra cui infezioni batteriche o virali, malattie autoimmuni, farmaci, radiazioni o traumi.
Come riconoscere una tiroide infiammata?
I sintomi delle tiroiditi possono variare a seconda del tipo e della gravità dell’infiammazione. Alcuni sintomi comuni includono:
- Dolore e gonfiore alla tiroide
- Febbre
- Stanchezza
- Debolezza
- Cambiamenti di appetito
- Cambiamenti di peso
- Cambiamenti di umore
- Caduta dei capelli
- Pelle secca
- Ciclo mestruale irregolare
- Sensibilità al freddo o al caldo
A seconda della causa e del decorso, le tiroiditi si distinguono in acute, subacute e croniche.
La tiroidite acuta è la forma più rara e grave, causata da un’infezione batterica che provoca dolore, febbre e rossore nella zona del collo. Se non trattata adeguatamente, può portare a complicanze come ascesso o sepsi. Tra i principali sintomi si riscontrano difficoltà di deglutizione, febbre, mal di testa e sensibilità al collo.
La tiroidite subacuta è la forma più comune, causata da un’infezione virale che provoca dolore, gonfiore e sensibilità della ghiandola. Spesso è preceduta da sintomi respiratori come mal di gola o tosse e successivamente può provocare sudorazione, palpitazioni ed essere causa di insonnia. La tiroidite subacuta di solito si risolve spontaneamente nel giro di poche settimane o mesi. In alcuni casi, può essere necessario un trattamento con farmaci antinfiammatori.
La tiroidite subacuta può alterare temporaneamente la funzione tiroidea, provocando ipertiroidismo (eccesso di ormoni) o ipotiroidismo (carenza di ormoni).
Esiste anche una particolare infiammazione della tiroide nelle donne collegata al post-partum, nota anche come Tiroidite linfociti silente. La causa esatta non è nota, ma si ritiene che sia dovuta a un’interazione tra fattori ormonali e autoimmuni. La maggior parte delle donne con tiroidite post-partum guarisce completamente senza trattamento. In alcuni casi, può essere necessario un trattamento con farmaci ormonali tiroidei.
La tiroidite cronica è la forma più frequente nelle donne, causata da una reazione autoimmune che porta il sistema immunitario ad attaccare le cellule sane della tiroide.
La forma più comune di tiroidite cronica è la tiroidite di Hashimoto, che provoca un’ipofunzionalità progressiva e irreversibile della ghiandola. I sintomi dell’ipotiroidismo sono stanchezza, aumento di peso, pelle secca, depressione e bradicardia ovvero rallentamento del battito del cuore.
Altra condizione cronica ma rara è la tiroidite di Riedel caratterizzata da un processo cicatriziale nella tiroide. Questo processo può causare un ingrossamento della tiroide, dolore e difficoltà a deglutire. La tiroidite di Riedel viene trattata con farmaci antinfiammatori e corticosteroidi. In alcuni casi, può essere necessario un intervento chirurgico per rimuovere la tiroide.
L’infiammazione dei tendini che circondano la tiroide prende il nome di tiroidite di De Quervain. I sintomi della tiroidite di De Quervain includono dolore al collo, gonfiore al collo, difficoltà a girare la testa.
La tiroidite di De Quervain viene trattata con riposo, farmaci antinfiammatori e ghiaccio.
Quali sono le cure per le tiroiditi?
Il trattamento delle tiroiditi dipende dalla causa e dalla gravità.
Nelle forme acute si usano antibiotici e antinfiammatori per combattere l’infezione e ridurre il dolore.
Nelle forme subacute si usano antinfiammatori o corticosteroidi per alleviare i sintomi e si monitora la funzione tiroidea.
Nelle forme croniche si usano farmaci sostitutivi degli ormoni tiroidei per riportare nella norma i livelli degli ormoni tiroidei coinvolti.
Nell’ipotiroidismo solitamente si assume quotidianamente, a stomaco vuoto mezz’ora prima della colazione, la Levotiroxina (ormone tiroideo T4), disponibile sotto forma di compresse, prescrivibili a carico del SSN in fascia A.
Questo farmaco va assunto per tutta la vita, è necessario monitorare il livello degli ormoni tiroidei, mediante prelievo ematico, per evitare gli effetti collaterali di un sovradosaggio del farmaco.
In caso di ipertiroidismo la cura dipende da diversi fattori, quali l’età, la causa e la gravità della malattia.
Una delle terapie possibili prevede il trattamento, mediante radioterapia, con iodio radioattivo, a dosi molto basse e non dannose.
I sintomi rientrano solitamente entro tre sei mesi.
Altra terapia prevede la somministrazione di Tionamidi, farmaci anti-tiroide, che riducono la sintesi degli ormoni tiroidei. In alcuni casi questa terapia risolve il problema in modo definitivo, ma va monitorata in maniera regolare, mediante analisi su sangue, la funzionalità epatica, in quanto questi farmaci possono causare gravi danni al fegato.
A volte si usano beta-bloccanti per intervenire sulla regolazione del battito cardiaco.
Quando altre cure non sono perseguibili si interviene chirurgicamente con asportazione della ghiandola, eseguendo appunto una Tiroidectomia. Durante l’intervento possono essere danneggiate le corde vocali e le paratiroidi (cellule follicolari o cellule C), ghiandole deputate al controllo dei livelli del calcio nell’organismo. Una volta asportata la tiroide sarà necessario assumere per tutta la vita l’ormone tiroideo T4 (Levotiroxina).
Screening e Prevenzione
Per valutare se la tiroide funziona bene o male, il modo migliore è misurare nel sangue il livello dell’ormone che la stimola (TSH). L’ormone stimolante la tiroide (TSH) è basso nei soggetti con Ipertiroidismo e alto in soggetti con Ipotiroidismo.
Se il livello di TSH è normale, si può escludere che ci sia un’alterazione della tiroide, come l’ipertiroidismo o l’ipotiroidismo, tranne che in alcuni casi particolari. Questi casi sono quelli in cui la tiroide non funziona a causa di un problema secondario imputabile alla ghiandola pituitaria o all’ipotalamo, che sono le parti del cervello che controllano la tiroide.
Il livello dell’ormone TSH può essere falsato da alcune condizioni di salute gravi, soprattutto se si assumono farmaci come i glucocorticoidi o la dopamina.
Quanti italiani soffrono di disturbi della tiroide? Un po’ di statistica.
Gli Italiani che soffrono di disturbi della tiroide sono aumentati dal 2016 al 2021.
Nel 2016, circa il 14% degli italiani seguiti dai Medici di Medicina Generale soffriva di disturbi della tiroide. Nel 2021 la prevalenza di questo disturbo in Italia è salita al 17,1%, il dato più alto registrato nel periodo considerato.
Perché la prevenzione è cruciale?
Da uno studio del 2022 condotto su 4402 soggetti è emerso che un’elevata percentuale di disturbi tiroidei rimane non diagnosticata.
Grazie ad uno screening sulla popolazione è stato rilevato che il 92,6% era affetto da ipotiroidismo subclinico, il 93,9% da ipotiroidismo clinico, l’83% da ipertiroidismo subclinico e il 71,4% da ipertiroidismo clinico.
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